Se in Germania un’azienda italiana avesse prodotto un rilevante inquinamento per decenni,  non sarebbe riuscita a vendere le aree con soddisfazione economica e senza procedere alla bonifica del sito.

In Italia, invece, alla SGL Carbon è stato consentito ad Ascoli Piceno di vendere l’area dismessa dello stabilimento, senza pagare dazio e pure con largo consenso e sostegno di enti pubblici e imprenditori privati.

Sono già trascorsi tre anni da quando i terreni (nel 2010) sono stati venduti; ora incombe una variante che potrebbe portare in tempi rapidi – già prima del Piano Regolatore – ad approvare la nuova destinazione dell’Area ex “Carbon” proposta dagli attuali proprietari, ma la documentazione relativa alla bonifica viene mantenuta riservata, come fosse un dettaglio trascurabile.

E’ venuto il momento di porsi delle domande e di esprimere le proprie opinioni:

– le associazioni ed i cittadini possono attivarsi per imporre a chi ha inquinato di farsi carico della bonifica?

– un parco urbano sarebbe una soluzione possibile ed auspicabile per l’area Carbon ad Ascoli Piceno?

– perché molti siti industriali vengono regolarmente riconvertiti in parchi urbani?

– l’identità urbanistica di Ascoli, fondata sul centro storico e sulla risorsa del turismo, può essere penalizzata dalla massiccia urbanizzazione nella zona Carbon che propongono gli attuali proprietari (oltre 4.000  abitanti stimati)?

Su questi temi la sede di Ascoli MDC e il Circolo Ascoli Piceno di Legambiente promuovono un dibattito pubblico invitando tutti i cittadini a partecipare.

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