Ecco quali sono le garanzie sui risparmi in conto corrente e in conto deposito: se la banca fallisce, interviene il Fondo interbancario di tutela dei depositi. Abbiamo messo da parte un bel gruzzolo di denaro e il nostro primo obiettivo consiste nel proteggerlo da ogni tipo di rischio: così possiamo scegliere di affidare la nostra piccola fortuna ad una banca, scegliendo tra i conti deposito più redditizi oppure tra i migliori conti correnti.

Per prendere una decisione simile solitamente si impiega parecchio tempo, necessario per farsi un’idea sulla soluzione migliore: oggi si tratta di un’operazione che viene resa molto più semplice dai portali di confronto online, che permettono velocemente di comparare le offerte di ING Direct con quelle delle altre banche per scoprire l’alternativa più adatta alle proprie tasche.
Purtroppo esistono casi in cui possiamo renderci conto che non siamo ben protetti: per non gravare sui nostri nervi, è bene sapere che esiste una tutela nei casi più gravi, come quello in cui magari la banca è insolvente.
In questi casi interviene il Fitd, Fondo interbancario di tutela dei depositi, un consorzio che è stato istituito nell’ormai lontano 1987 e la cui azione viene supervisionata dalla Banca d’Italia. Sono obbligate ad aderire tutte le banche italiane e quelle extracomunitarie con sede in Italia (a meno che non aderiscano nel loro Paese di appartenenza a un sistema di garanzia ulteriore), mentre a non essere vincolate sono quelle comunitarie, che possono aderire ma solo su base volontaria.
Un caso a parte è quello delle banche di credito cooperativo, che non aderiscono al Fitd, ma possiedono in ogni caso un sistema di garanzia praticamente identico a quello del Fondo interbancario.
Su 259 banche che alla fine del 2011 aderivano al Fitd, nove sono istituti di credito extracomunitari e una comunitaria su base volontaria, 82 sono banche singole mentre 189 sono quelle che fanno parte di gruppi.
Ma per che tipologia di “danni” può intervenire il Fitd? Rientrano i conti correnti, i conti di deposito (anche quelli vincolati) e ancora assegni circolari e certificati di deposito nominativi, ma non quelli al portatore. Non rientrano nella tutela del Fondo invece obbligazioni, azioni, pronti contro termine e titoli di Stato, ovvero tutti gli investimenti. Se la banca è insolvente però, i soldi investiti possono essere restituiti al proprietario, perché non fanno parte dell’attivo della banca. Se i titoli invece sono stati emessi direttamente dalla banca insolvente, il detentore di questi ultimi incorrerà purtroppo in una procedura fallimentare.
Per evitare problemi simili, si consiglia sempre di distribuire le proprie liquidità in conti di banche diverse, cercando di garantirsi un rimborso qualora si verifichi un problema simile a quello che vi abbiamo prospettato, che dopo il 7 maggio 2011 (d.l. n. 49 del 24 marzo 2011) è passato da un rimborso massimo pari a 103.291,38 euro a quello di 100 mila euro per depositante e per banca.
Ad esempio, se si è versato tutto in una stessa banca e in più conti, la massima garanzia di copertura cui si può fruire sarà pari a 100 mila euro, cifra che cambia se si è scelto di optare per distribuire i propri risparmi in diversi istituti di credito. Qui si godrà di una tutela fino a 100 mila euro per ogni conto. Così per i conti cointestati, in cui ogni intestatario potrà essere tutelato fino a 100 mila euro per i propri risparmi “perduti”.
Per affrontare tali problemi ogni banca, escluse sempre quelle di credito cooperativo che hanno fondi di tutela autonomi, ha un “fondo rimborsabile” dato dai depositi delle persone e delle imprese e il meccanismo del Fondo interbancario prevede che le banche versino i loro contributi solamente in caso di necessità.
Il rimborso si attiverà in maniera autonoma e, come da decreto, avverrà entro 20 giorni dalla data di provvedimento di liquidazione coatta, prorogabili fino a 10. Sarà proprio il Fondo a questo punto a contattare e rimborsare i consumatori.
Per le somme invece non soggette all’azione di tutela Fitd, ci sarà una riclassificazione del bilancio dell’istituto: si partirà rimborsando i creditori privilegiati (dipendenti della banca per gli stipendi, le tasse…), per poi passare ad altre categorie.