Test di laboratorio su prodotti alimentari e interviste condotte sulle persone infettate hanno contribuito a individuare nel consumo di frutti di bosco surgelati la causa del focolaio. Le more provenienti dalla Bulgaria e i ribes rossi provenienti dalla Polonia sono stati riscontrati essere i componenti più comuni dei lotti contaminati e degli alimenti consumati dalle persone colpite dall’infezione. Non è stato possibile individuare una fonte unica di contaminazione, ma sono stati individuati 12 operatori del settore alimentare collegati ai casi e ai lotti in cinque dei Paesi coinvolti. Occorrono ulteriori ricerche a livello locale per appurare dove siano stati raccolti i frutti sospetti e quali fossero le condizioni in tali luoghi di raccolta o di produzione.
Poiché i frutti contaminati potrebbero essere ancora in circolazione nella catena alimentare, l’EFSA sottolinea ancora una volta l’esigenza di intensificare la sorveglianza, la comunicazione del rischio, le vaccinazioni e ulteriori ricerche nel settore della salute pubblica. L’EFSA raccomanda inoltre una scrupolosa igiene e accurate prassi di produzione e coltivazione nei Paesi produttori di frutti di bosco.
Al gruppo di lavoro hanno partecipato microbiologi, esperti di salute pubblica e sicurezza alimentare di Francia, Irlanda, Italia, Norvegia, Paesi Bassi, Polonia e Svezia, specialisti in analisi della tracciatura dell’Istituto federale tedesco per la valutazione del rischio ed esperti in indagini sui focolai di tossinfezione alimentare del Centro europeo per la prevenzione e il controllo delle malattie (ECDC).
La relazione scientifica che si pubblica oggi fa seguito a diverse valutazioni rapide dei focolai infettivi pubblicate dall’EFSA e dall’ECDC in merito alla situazione dell’epatite A .
Fonte: Efsa