Servono politiche strutturali di soccorso e accoglienza: questo chiede European Protection Now!, l’appello della società civile lanciato dalla CILD, la Coalizione Italiana per le Libertà e i Diritti Civili.

L’appello – già firmato da numerose persone e organizzazioni della società civile, tra cui Action Aid Italia e Andrea Iacomini, portavoce UNICEF Italia – chiede alle istituzioni europee e agli Stati Membri di stabilire regolari operazioni europee di ricerca e soccorso, anche oltre il limite delle 30 miglia marine.

Ma anche il Governo italiano è chiamato ad agire, predisponendo un piano strutturale e di accoglienza “diffusa” al fine di superare definitivamente la logica emergenziale.

In particolare, si legge nell’appello, “il Governo deve facilitare la dismissione dei maxi centri profughi (CARA) e di un sistema di accoglienza straordinaria formale e informale, scarsamente efficiente e incapace di garantire protezione, accoglienza, integrazione e talvolta caratterizzato da collusioni con la criminalità organizzata”.

Secondo l’UNHCR “Il numero di arrivi via mare nei primi tre mesi del 2015 è sostanzialmente uguale al dato del 2014 quando l’operazione Mare Nostrum era in pieno svolgimento”.

Il naufragio di sabato notte porta a più di 1500 il numero delle vittime, più di 30 volte superiore a quello del 2014.

“Questa è la prova che, come già denunciato in un precedente appello, la fine di Mare Nostrum non è servita a diminuire il numero di persone in arrivo ma, anzi, ad aumentare il numero delle morti in mare” dichiara Patrizio Gonnella, presidente della CILD.

La società civile si rivolge infine al Parlamento italiano e alla sua nuova Commissione d’inchiesta parlamentare presieduta da Gennaro Migliore (PD) su CIE, CARA e centri per migranti, affinché monitorino rigorosamente i sistemi di prima e seconda accoglienza.


Le migliaia di persone in arrivo sono uomini, donne e bambini in fuga da conflitti e regimi oppressivi, aggiunge Gabriella Guido, vicepresidente CILD e portavoce dell’iniziativa LasciateCIEntrare: “L’accoglienza che è un dovere morale, sociale e politico. Che deve vedere tutta l’Europa impegnata, un’Europa “unica” ed unita anche in questo”.