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Vite regalate da genitori inconsapevoli e miliardi di dollari in gioco.

Franscesco Luongo  dell’Avv. Francesco Luongo – Presidente Nazionale

La tutela dei minori in internet rappresenta una delle nostre mission fondamentali sin dagli anni novanta. La rivoluzione tecnologica, seguita alla diffusione della banda larga e di milioni di smartphone anche tra i più piccoli, ha reso ancor più necessaria un’attenta opera di informazione ed assistenza ai consumatori, in un contesto tecnologico dove l’inconsapevolezza regna sovrana. Non si tratta più solo di orientarsi tra le diverse offerte degli operatori telefonici e connesse mille spese nascoste, oppure solo di difendersi dal cyber bullismo; il nuovo problema è capire fino a che punto sarà possibile continuare a “regalare” alle “big four” (Google, Amazon, Apple, Facebook) foto, gusti ed opinioni dei nostri figli con un inconsapevole click. Al gran parlare sulla prossima entrata in vigore del nuovo Regolamento Europeo a maggio, fa da sfondo la drammatica realtà di una tutela della privacy che di fatto non c’è, soprattutto in una rete in cui la rapidità di navigazione impedisce all’utente il minimo di attenzione, quantomeno per un rapido “scrolling” dei “disclaimer” sull’uso dei propri dati personali presenti sui siti. Che il prodotto nella nuova era del tecno-capitalismo è il consumatore è ormai una realtà universalmente riconosciuta,  come l’indignazione per i tanti scandali legati al furto dei dati di milioni utenti subiti da aziende come Yahoo e Facebook, che li hanno negligentemente custoditi tra una vendita e l’altra ai loro veri clienti paganti per finalità di marketing e orientamento politico. La nostra scoperta più odiosa tuttavia è stata che a questo “sistema” di profilazione generalizzata non sono sottratti neppure i bambini, visti dai marketeer aziendali, al contrario, come un prezioso catalizzatore di desideri e motore ausiliario per i consumi familiari; come tali, sono osservati sul web ed orientati in modo occulto con pubblicità mirate a desideri sempre nuovi e più costosi, come già accade per i propri genitori. E’ il caso di YouTube, la famosa piattaforma di videosharing di proprietà di Google, nei cui confronti abbiamo depositato due segnalazioni all’Autorità Antitrust ed al Garante Privacy sull’app YoutubeKids, contestando la raccolta illecita di informazioni tra cui nome, età, immagini, video segnalati come piaciuti o non piaciuti, cronologia delle visualizzazioni e ricerche specifiche per ogni bambino. Sono milioni i minori italiani che visitano quotidianamente YouTube; tra i primi 12 canali video per numero di iscritti e visualizzazioni la maggior parte è  rivolta appunto a bambini e  adolescenti. Digitando nel motore di ricerca interno la frase “video per bambini”, compaiono ben 3.650.000 risultati, dato importante e che fa il paio con quello del  mercato pubblicitario “on line” destinato a crescere fino a 1,2 miliardi di dollari entro il 2019. Tra genitori inconsapevoli ed Autorità incerte di fronte ai colossi del web, continueremo a vigilare affinché il diritto dei più piccoli venga conosciuto e salvaguardato.