C’è un forte desiderio di filiera corta in Piemonte e i consumatori lo hanno dimostrato nei dieci mercatini del nuovo progetto “Dal Campo alla Tavola. Il Mercatino della filiera corta e i comportamenti virtuosi in Piemonte” che ha portato a Torino, Cuneo, Alessandria e Volpiano, grazie al patrocinio della Regione Piemonte e dei rispettivi Comuni, la vendita diretta dei migliori prodotti del territorio.
Nel corso dell’iniziativa, inaugurata ad aprile e chiusa il 5 dicembre scorso, è stata condotta un’indagine tra i cittadini, tramite questionari da compilarsi in forma volontaria, dalla quale è emerso infatti che il consumatore medio è sempre più esigente e meno sprovveduto, e vorrebbe avere in misura crescente la possibilità di acquistare a chilometro zero.
“Oltre a prodotti di qualità per la propria salute e la salvaguardia dell’ambiente, le persone chiedono di essere più informate sugli aspetti della produzione, della filiera corta e delle certificazioni bio, e sono pronte per questo anche a sacrificare in parte l’aspetto economico – spiega l’avvocato Simona Lonterni del Movimento Difesa del Cittadino di Torino che ha coordinato il Progetto in partnership con Cittadinanzattiva, MDC Nazionale, Consumedia, Cia, Aiab, Confconsumatori e Assoutenti – in molti tuttavia ritengono necessario che venga ancora migliorato l’incontro tra domanda e offerta, pure in un’ottica di contenimento dei prezzi”.
In particolare alla domanda “dove acquisti i prodotti alimentari”, potendo dare una risposta multipla, i consumatori dei mercatini “Dal Campo alla Tavola”, hanno spiegato di rivolgersi ai dettaglianti (66%, contro un 44% che non compra mai al dettaglio), senza tuttavia disdegnare la grande distribuzione (nel 51% dei casi, contro un 49% che non varca mai le porte di un supermercato) o anche i produttori, cui capita di ricorrere a quasi 4 persone su 10. In pratica la ricerca rileva che l’approvvigionamento alimentare non avviene sempre prevalentemente, come forse si potrebbe essere portati a pensare, presso la grande distribuzione (il 50% della frutta e della verdura, addirittura, viene acquistato altrove), ma si tende piuttosto a mescolare fonti e sapori. Chi non pratica con regolarità la filiera corta, poi, la considera comunque migliore per la qualità del cibo (72%) e solo 7 consumatori su 100 spiegano di non servirsene a causa dei prezzi più alti. A guidare la spesa dei piemontesi (che per un nucleo di 3 persone si aggira – sempre secondo l’indagine – tra i 50 e 100 euro alla settimana) non è il portafoglio ma il palato visto che il 72% degli intervistati dice di badare soprattutto alla qualità di quel che compra, con particolare attenzione per genuinità, freschezza e gusto; anche l’impatto ambientale delle produzioni trova forte considerazione (nel 34% dei casi).
Per quanto riguarda l’agricoltura biologica, il 43% dei consumatori dichiara di acquistare preferibilmente prodotti di tale gamma perché ritenuti più genuini e sicuri, mentre ancora il 56% ammette di non farlo, o di farlo solo saltuariamente, perché si tratta di merce troppo cara o di difficile reperimento sul mercato.
Infine il 72% dei consumatori è interessato e disponibile a partecipare come soggetto attivo alla filiera corta, in modo consapevole e informato.
“Spetta a noi associazioni di consumatori il compito di informare il cittadino sul valore aggiunto che si può ottenere comprando direttamente da chi produce – spiega Silvia Biasotto del Dipartimento Sicurezza Alimentare di uno dei partner, MDC – il prezzo non può essere la sola scriminante. C’è la realizzazione di una nuova economia dove il consumatore diventa co-produttore. E la filiera corta è secondo noi un’opportunità e una soluzione alla crisi”
Per creare sempre più consapevolezza sulla vendita a chilometro zero, “Dal Campo alla Tavola” ha lavorato anche nelle scuole, come l’Istituto Fermi di Alessandria, l’Umberto I di Cuneo e l’Istituto comprensivo di via Montevideo a Torino. I ragazzi hanno scritto per i mercatini le ricette stagionali con i prodotti del territorio, imparando così che cosa vuol dire avere un comportamento virtuoso in campo alimentare. Dai questionari finali distribuiti a fine Progetto è emerso che i giovani sono particolarmente ricettivi su questi temi e che, grazie a tale genere di incontri, si riesce a migliorare in modo concreto la loro sensibilità a tavola.
Tra i banchi dei produttori sono state pure distribuite centinaia di borse per la spesa, cucite dalle detenute della casa circondariale delle Vallette, utilizzando sacchi di farina riciclati, ottimo esempio di comportamento virtuoso legato alla filiera alimentare.
Per il 2011 MDC Torino, in quanto coordinatore di questa iniziativa, ha già in mente due nuovi progetti, per portare ancora nelle piazze piemontesi il meglio della produzione territoriale, a chilometro zero, con particolare riguardo alla sensibilizzazione degli studenti attraverso sempre più attività in classe. “Auspichiamo di trovare le risorse finanziarie per la realizzazione – spiega Simona Lonterni – il tema della filiera corta ci sta molto a cuore e per questo vogliamo continuare a lavorare per promuoverla”.
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