Una rondine non fa primavera: pendolari, consumatori e ambientalisti non partecipano a nessuna parata propagandistica per la presentazione del nuovo “Vivalto”. Sicuramente la presentazione del nuovo treno Vivalto sarà l’occasione per la Regione Liguria, il suo Presidente e l’Assessore ai trasporti per magnificare la bontà della politica fatta dalla regione in tema di trasporto ferroviario e più in generale di trasporto pubblico.

Ma pendolari, consumatori e ambientalisti non possono aderire a questi festeggiamenti per l’arrivo di un treno nuovo, perché non c’è nulla da festeggiare. Mentre in questi anni regioni come la Lombardia hanno investito quasi un miliardo di euro in nuovi treni, in Liguria circolano decine di treni con oltre 40 anni di età, e non sarà certo un nuovo treno Vivalto che contribuirà – con questo ritmo – a svecchiare uno dei parchi-materiali più obsoleto d’Italia. 

E non è solo questione di investimenti ma anche di cosa si compra. Il nuovo Vivalto:

  • non potrà essere utilizzato in importanti direttrici quali le linee dei Giovi e l’estremo ponente ligure;
  • non risponde alla necessità del territorio ligure caratterizzato da un’alta densità di fermate a breve distanza tra loro, in cui sarebbero invece necessari mezzi a potenza distribuita per dare un servizio più efficiente e veloce, ma in compenso risponde alla logica di privilegiare l’utilizzo di locomotori E464 prodotti a Vado Ligure.

Ma non è solo un problema di materiale rotabile. Pendolari, consumatori ed ambientalisti non possono aderire a questi festeggiamenti perché si è alla vigilia di nuovi gravi tagli ai treni in carico alla regione Liguria, che seguono i numerosi tagli al servizio già operati dall’assessore Vesco dal 2010 in poi.

E non c’è proprio nulla da festeggiare alla luce della drammatica situazione in cui versa il trasporto pubblico ligure, ferroviario e su gomma, condizionato da scarsissimi finanziamenti regionali e dall’assenza di pianificazione e studi seri della mobilità.

Pendolari, consumatori e ambientalisti liguri declinano perciò l’invito alla “festa”, ritenendola esclusivamente una parata propagandistica di una gestione regionale e di un assessorato che tenta di distrarre l’attenzione dalle proprie responsabilità per la situazione di sfascio in cui versa il TPL in regione.