Al momento stai visualizzando Tassa rifiuti: per la Cassazione va ridotta del 40% se il servizio non c’è. Esulta il Movimento Difesa del Cittadino che chiederà i rimborsi di quanto pagato ingiustamente dai contribuenti e annuncia esposti all’ANAC sulle carte della qualità dei servizi pubblici inesistenti

“La Cassazione conferma che i cittadini hanno dei diritti e non sono bancomat da spremere a piacimento da Comuni incapaci di gestire l’emergenza rifiuti”. Questo il parere del Movimento Difesa del Cittadino che esulta dopo la Sentenza della Suprema Corte che ha condannato il Comune di Napoli a riconoscere ad un contribuente la riduzione della Tassa rifiuti (Tarsu) del 40% a causa dell’assenza del servizio di raccolta e spaiamento avvenuta durante una delle tante crisi del servizio.
Gli ermellini, in particolare, hanno respinto la tesi del Comune perché completamente incentrata su un requisito – «quello di ‘non prevedibilità’ e ‘non prevenibilità’ dell’evento costituito dalla protratta disfunzione» – che secondo i giudici è estraneo alla fattispecie. La riduzione della tassa dunque è legittima perché il cittadino o l’azienda non possono pagare un servizio che non hanno o che, peggio, provoca anche danni a livello di salute e simili.
“Una decisione storica che stabilisce un importante principio di civiltà ed apre la strada alle richieste di riduzione e rimborso di quanto pagato dai cittadini per un servizio che non c’è o non risponda a precisi livelli di qualità che pure gli Enti sono tenuti ad indicare ai consumatori” ha dichiarato il Presidente Nazionale dell’Associazione Francesco Luongo.
E proprio sulla mancata indicazione di specifici livelli qualitativi per i servizi pubblici, quali la raccolta e lo smaltimento dei rifiuti, l’Associazione di consumatori punta il dito contro i tanti Comuni rei di non aver dato attuazione a quanto stabilito dall’art. 2 comma 461 della legge n. 244/07 in materia di carte della qualità dei servizi pubblici. Documenti essenziali per i cittadini ed obbligatori nei casi di appalti che devono illustrare gli standard di qualità e di quantità relativi alle prestazioni erogate dagli Enti o dalle società cui sono appaltati i servizi.
Una situazione paradossale per il Movimento Difesa del Cittadino, con migliaia di Comuni fuori legge, come Salerno dove il Movimento ha vinto anche una class action amministrativa al Tar, e che ha spinto l’Associazione di consumatori a depositare un esposto all’Autorità Nazionale Anticorruzione al fine di individuare e sanzionare dirigenti ed amministratori locali che fingono di ignorare le norme.