Torte salate, colomba pasquale, casatiello, pastiera, tortano, in occasione della Pasqua ci si cimenta nella specialità della propria regione per creare un equilibrio perfetto tra tradizione e sapori, ma il pezzo forte rimane il tanto atteso pranzo della Domenica di Pasqua, quando ad unire l’Italia ci pensano piatti unici e irresistibili che sono quasi… d’ obbligo.
Infatti se per gli antipasti si ci sbizzarrisce con le uova sode, e per  i primi piatti c’è chi mette in tavola fettuccine al ragù, gnocchi al sugo, o ancora lasagne alla bolognese, la seconda portata, saldamente ancorata alla tradizione, è rigorosamente a base di agnello.
L’agnello, infatti, è un simbolo di innocenza e purezza presso tutti i popoli della terra. Nella Bibbia l’agnello è entrato nella simbologia in rapporto con Dio per la sua debolezza e sottomissione, nonché dipendenza dal suo pastore, è anche simbolo della totale obbedienza alla Parola del Signore e al suo volere, è simbolo della fiducia in colui che può liberare dalla schiavitù, dalla morte, dalla distruzione e per questo viene considerato l’emblema di Gesù  e quindi l’ animale sacrificale della Pasqua. Insieme alla colomba, l’agnello è sicuramente il simbolo per eccellenza di questa importante festività religiosa, rimane una pietanza dal sapore inconfondibile carico di sacralità, che sa ben ricollegarsi al momento di festa, e in particolar modo della resurrezione di Cristo.
Così c’è chi lo cucina al forno, chi alla brace, chi invece mangerà costolette in briciole di taralli o il rotolino di collo farcito, fatto sta che per tutti rimarrà un immancabile segno pasquale. Ovviamente per tutti quelli che attribuiscono un valore religioso all’agnello e vogliono affidarsi alla rassicurante e gustosa tradizione, ma ci sono tanti altri che non condividono affatto questa usanza, dato il rito cruento dell’uccisione di questi piccoli animali, ancora cuccioli.
E’ la Lega Anti Vivisezione (Lav) una delle  più rumorose associazioni che si fa portavoce di quanti credono che mangiare, quindi uccidere, agnelli sia una tradizione arcaica che non può perpetuarsi in una società civile, che dovrebbe, invece, secondo loro, comprendere che non è necessario uccidere un agnello per sentirsi più cristiani, più vicini al Cristo risorto.  E’ per questo che la Lav , ormai intollerante di fronte all’uccisione  che avviene ogni anno di 700.000 agnelli e capretti per questa ricorrenza religiosa, ha lanciato l’appello di una Pasqua ‘cruelty free’!
Per lo stesso motivo, lo scorso Sabato 23 marzo  si sono mosse anche altre  associazioni animaliste, quali Ferrara Veg e Animal Defenders,  per raccogliere firme contro la vivisezione, ma soprattutto per sensibilizzare la gente e smuoverne le coscienze con la speranza di evitare l’ennesima strage di agnelli.
Convinti del fatto che portare l’agnello in tavola sia una tradizione fuorviante che impedisce di progredire sia civilmente che spiritualmente, i membri di queste associazioni si battono con forza affinché si opti per un menu vegan, in modo da porre fine all’azione ignobile, così da loro stessi definita!
Sulla scia di queste petizioni anche la Lega Nazionale per la Difesa del Cane chiede alla Chiesa e a Papa Francesco di invitare i propri fedeli a evitare il sacrificio di tanti esseri viventi per celebrare la Santa Pasqua. In questo modo, il valore di una fede autentica, profondamente spirituale e rispettosa di tutto il creato, verrebbe, secondo gli stessi, profondamente arricchito da una prova di grande umanità.
Come trovarsi tra due fuochi, da un lato il rispetto della tradizione e dall’altro il rispetto degli animali, entrambe si fanno spazio non solo nella coscienza, ma nella sfera spirituale e religiosa di ognuno e possono pure cadere in contraddizione. Prendere delle parti potrebbe risultare cosa troppo difficile, come pure troppo invadente, è per questo che nel rispetto dei tradizionalisti e dei vegani siamo ben contenti e disposti a suggerire non solo piatti che siano necessariamente a base di carne, cosicché ognuno potrà cominciare a prendere in considerazione la propria posizione, la propria idea, e i propri menu.
Dalla tartare di ceci piccanti con foglie di insalate amare agli spaghetti integrali alla carbonara vegetale, fino al seitan arrostito al tamari con insalata russa di asparagi, o ancora polpette ai funghi e fagioli con bocconcini di spinaci, per finire con la cheese cake di latte di cocco e nocciole con gelatina ai frutti di bosco. E’ un assaggio del menu proposto dalla Lav in collaborazione con lo chef Simone Salvini.
Qualunque sia il menu del giorno di Pasqua,  che ognuno nella totale libertà potrà scegliere senza sentirsi giudicato e senza alcun senso di colpa potrà mangiare, auguriamo che sia una  Pasqua davvero “buona”.
A cura di Rosita Conte