Mais, soia, grano tenero e lino falsamente certificati come “bio”. In alcuni casi ottenuti con elevato contenuto di Organismi geneticamente modificati (Ogm) o contaminati da agenti chimici vietati nell’agricoltura biologica. Il settore del biologico subisce, dopo le maxi operazioni anti frode dello scorso anno, un altro duro colpo con l’operazione “Green war”, l’indagine coordinata dalla Procura della Repubblica di Pesaro che ha portato a numerose perquisizioni a carico di operatori del settore dei prodotti da agricoltura biologica che importavano dalla Moldavia e Ucraina granaglie destinate al comparto zootecnico e, in taluni casi, all’alimentazione umana
L’attività delegata dalla Procura della Repubblica di Pesaro è stata condotta dall’Ispettorato Repressione Frodi (ICQRF) del Ministero delle Politiche Agricole di Roma e dalla Guardia di Finanza di Pesaro, ha interessato diverse Regioni (Marche, Emilia Romagna, Sardegna, Molise e Abruzzo), alcuni compiacenti utilizzatori dei prodotti e le sedi di due Organismi di certificazione coinvolti, ubicati a Fano e a Sassari. L’indagine ha portato al sequestro di 1.500 tonnellate di mais proveniente dall’Ucraina, falsamente certificato come biologico nonché circa 30 tonnellate di soia indiana lavorata, verosimilmente contenente prodotti chimici vietati, destinata all’industria mangimistica, per l’alimentazione zootecnica. Le persone indagate sono 23 e una decina sono le società coinvolte.
Apprezzamento è giunto da parte del Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali Mario Catania: “Le sinergie che si sviluppano da tali forme di collaborazione assicurano, ancora una volta, la più ampia tutela del consumatore e degli operatori e la difesa dell’interno comparto agroalimentare. Deve essere una assoluta priorità contrastare tali fenomeni di illegalità che vanno a minare un settore fondamentale per l’economia del nostro Paese”.
Il comparto del biologico fa invece autocritica evidenziando la necessità di una riforma del sistema di controllo. Secondo Alessandro Triantafyllidis, presidente di AIABQuesta frode alimentare ha messo in luce le ormai note debolezze del settore, su cui è necessario intervenire al più presto: la scarsa efficacia degli Organismi di Controllo sul fronte delle importazioni e la mancata vigilanza alle frontiere da parte dell’Unione Europea sui prodotti importati da Paesi extra Ue, riconosciuti in equivalenza con le regole europee. Problematiche che devono spingerci sempre più a sviluppare filiere nazionali interamente bio per supportare i nostri agricoltori e garantire ai cittadini prodotti biologici sicuri”. Come precisa infatti FederBio “Per alcune produzioni, in particolare per quelle destinate all’alimentazione degli animali, come la soia, il girasole, il mais e altri cereali, l’Italia è deficitaria e deve rifornirsi all’estero di parte del suo fabbisogno, anche perché manca del tutto una qualsiasi strategia a livello ministeriale e regionale per incentivare tali coltivazioni sul territorio nazionale. – sottolinea Paolo Carnemolla, Presidente di FederBio – Proprio questa tipologia di prodotti è coinvolta nel sequestro effettuato dalla Guardia di Finanza, a dimostrazione della necessità di uno strumento moderno e efficace che controlli in particolare le transazioni con l’estero”.
 A cura di Silvia Biasotto