Si fa presto a dire stop allo spreco alimentare. Tutti i numeri evidenziano che il fenomeno ha dimensioni gigantesche: ogni anno nel mondo si sprecano 1,3 miliardi di tonnellate di cibo, pari a un terzo della produzione destinata al consumo umano (dati Fao). Lo spreco alimentare sul pianeta costa ogni anno 1000 miliardi di dollari, che diventano 2600 miliardi se si considerano i costi nascosti legati all’impatto ambientale e all’acqua. In Italia dal fornello, o dal frigorifero, al bidone della spazzatura passano 650 grammi di cibo a settimana – e forse il dato è ancora maggiore.
Per questo hanno assunto una dimensione sempre più rilevante le iniziative messe in campo per contrastare lo spreco alimentare. Oggi è la terza giornata nazionale di prevenzione dello spreco alimentare e prende il via la sesta edizione di “Spreco Zero”, la campagna europea di sensibilizzazione di Last Minute Market, realizzata in collaborazione col Ministero dell’Ambiente. Ogni anno l’Unione europea butta via 90 milioni di tonnellate di cibo. In Italia si stima che lo spreco di cibo domestico – quello che passa dal frigo alla spazzatura perché scaduto, o gli avanzi consistenti che dai piatti cucinati finiscono nell’immondizia – valga circa 8,4 miliardi di euro l’anno, pari a 6,7 euro a settimana a famiglia, ovvero 650 grammi di cibo sprecato (Rapporto Waste Watcher 2015). Quest’anno si cercherà di arrivare a una stima più precisa attraverso dei “diari di famiglia” redatti da famiglie campione che annoteranno con precisione il cibo sprecato: il dato potrebbe essere superiore del 50% a quello generalmente percepito e dichiarato.
Quest’anno la campagna Spreco zero 2016 si focalizza innanzitutto sulla conservazione del cibo come misura essenziale di prevenzione, tema dell’ultima indagine dell’Osservatorio nazionale Waste Watcher (Last Minute Market / Swg), promossa con l’Istituto Italiano Imballaggio. Occhio dunque agli imballaggi. I dati Waste Watcher 2016 dicono che l’85% dei consumatori crede nell’importanza del packaging di qualità per conservare il cibo e che oltre uno su due è disposto a spendere di più per ridurre lo spreco.
Nel dettaglio, l’85% dei consumatori è consapevole dell’importanza dell’imballaggio rispetto alla conservazione o deperibilità del prodotto, per il 64% il packaging è addirittura ‘indispensabile’ e il 93% dichiara di scegliere il packaging sulla base della sua funzionalità, oppure della possibilità di riutilizzo (90%). Ma c’è di più: il 56% dei consumatori – più di un italiano su 2 – ha dichiarato di essere disposto a “pagare qualcosa di più per avere imballaggi che aumentino la probabilità di utilizzo del prodotto, riducendone di conseguenza lo spreco”. Attenzione anche alle abitudini di acquisto degli italiani: la spesa si fa quasi sempre nei supermercati e negli ipermercati e la grande distribuzione tiene banco per il 90% dei consumatori mentre solo il 9% degli italiani acquista nei piccolo negozi o dal produttore. La spesa è quotidiana oppure si rinnova ogni 2/3 giorni (69%) mentre solo il 27% degli italiani pratica la grande spesa settimanale. Si cercano confezioni piccole (64%) per prevenire lo spreco, che colpisce in prevalenza le confezioni grandi aperte da tempo (62%). E’ plebiscitaria l’attenzione alla data di scadenza nelle etichette (91%), per le quali i consumatori chiedono informazioni chiare e dettagliate (ingredienti, provenienza, tracciabilità).
Quest’anno si andrà poi alla ricerca di dati più precisi attraverso il lavoro di alcune famiglie campione che terranno un “diario” dello spreco di casa. “Studiare meglio le cause e i comportamenti dei consumatori è il primo passo per garantire policies adeguate di prevenzione dello spreco – ha affermato il fondatore di Last Minute Market Andrea Segrè, presidente del Comitato tecnico-scientifico per il piano nazionale di prevenzione dei rifiuti (Min. Ambiente) – Per questo la campagna europea di sensibilizzazione Spreco Zero andrà quest’anno alla radice dello spreco domestico, che incide in misura rilevante sul fenomeno fino allo 0,5% del Pil italiano. Il 2016, incrociato al nuovo progetto Reduce, sarà l’anno del monitoraggio dei ‘Diari di famiglia’: rilevazioni scrupolosamente annotate da famiglie campione, che indicheranno con precisione la misura quali-quantitativa dello spreco ad ogni pasto e spiegheranno come il cibo gettato viene di volta in volta smaltito. Un’indagine che avrà la validazione scientifica dell’Università di Bologna – Distal e che, sulla base dei primi pilote test avviati nel 2015, permette già di affermare che lo spreco di cibo domestico reale è circa il 50% superiore a quello percepito e dichiarato nei sondaggi. Ne deriva che gli italiani, a livello domestico, sprecano effettivamente ca. 13 miliardi di euro ogni anno. E’ su questa sfera che vogliamo agire con una capillare campagna di sensibilizzazione”.
Le famiglie italiane sembrano in generale più sensibili agli sprechi, anche se durante l’anno ogni famiglia finisce per buttare via circa 380 euro di cibo, pari al 7% della spesa alimentare. Le stime sono questa volta dell’Adoc. “Negli ultimi 5 anni la percentuale di prodotti alimentari sprecati a casa da una famiglia è scesa del 6%, secondo le nostre stime.
E’ il segno che i consumatori italiani sono diventati molto più attenti, economicamente ed eticamente, alle scelte alimentari che compiono – dichiara Roberto Tascini, presidente dell’Adoc – ad oggi una famiglia spreca circa il 7% di quanto spende per la spesa alimentare. A fine anno il conto di quanto si è sprecato ammonta a poco più di 380 euro, quasi l’equivalente di un mese di spesa, considerando che una famiglia composta da due adulti e un bambino spende in media 457 euro al mese per il proprio fabbisogno alimentare. Il 34% dei prodotti che si buttano sono quelli freschi, come latte, uova e carne, tra i prodotti più sprecati troviamo il pane (18%) frutta e verdura (16%) e prodotti in busta”. L’eccesso di acquisto, anche per offerte speciali, è la motivazione principale dello spreco.
Fonte HelpConsumatori