In principio era solo una questione etica. E per di più solo inglese. Poi è diventata una truffa commerciale, anche se poco comprensibile. Perché se una fettina di bovino può costare 13 euro al chilo e l’omonima equina 16 euro dovremmo trovare nei tortellini o le lasagne aggiunte di carne di cavallo non dichiarate in etichetta? Dietro ogni frode, vi è un movente. E questo movente è quasi sempre il guadagno.
Il dubbio è che dietro la frode commerciale vi sia anche al frode sanitaria, ovvero che nel prodotti incriminati ci sia andata a finire carne proveniente da cavalli non destinati all’alimentazione umana ma proveniente da macellazioni illegali. Il dubbio è fondato visto che la Commissione Europea ha previsto due tipi di analisi che prevedono la ricerca di identificazione di specie con analisi del DNA e per la ricerca del fenilbutazone, un farmaco antinfiammatorio usato per curare i cavalli sportivi.
“I controlli – ha spiegato a Help Consumatori la dottoressa Maria Caramelli, Direttore dell’Istituto Zooprofilattico di Piemonte, Val d’Aosta e Liguria  – prevedono due azioni distinte. La prima azione prevede l’analisi di 200 campioni di prodotti e ricerca la presenza di DNA equino su preparati che non dichiarano la presenza di carne equina in etichetta. In particolar modo si tratta di campioni di carne macinata, hamburger, carne in scatola, tortellini, ravioli, cannelloni e lasagne. La seconda fase riguarda la ricerca di fenilbutazone, un antinfiammatorio il cui uso è vietato in medicina umana e su equini allevati per la produzione di carne”.
“L’assunzione di carni di animali trattati con un farmaco, per altro vietato in medicina umana, può rappresentare un fattore di alto rischio per il consumatore – prosegue Caramelli –  Infatti potrebbero essere assunti residui di sostanze ad azione farmacologicamente attiva che, oltre agli effetti terapeutici classici per cui vengono somministrati agli animali, possono provocare effetti collaterali anche gravi per l’uomo. Bisogna considerare che non tutti i soggetti possono presentare pari reazioni all’assunzione di un farmaco e che tra gli effetti collaterali del fenilbutazone e di altri farmaci antinfiammatori sono stati evidenziati danni a livello midollare, neurologico, cardiovascolare, gastrointestinale, genitourinario e frequentemente possono comparire reazioni allergiche”.
E sui controlli Il Fattoalimentare.it denuncia la mancanza di controlli precedenti allo scandalo in Europa e in Italia. “I controlli sulla carne di cavallo – si legge sul sito web specializzato – sono iniziati nel 2012. Il piano prevedeva il prelevamento di sieroplasma su animali vivi, per verificare l’assenza di trattamenti con farmaci veterinari vietati. Oltre a ciò si doveva esaminare la carne fresca di cavalli macellati alla ricerca di 15 sostanze sospette, tra cui il fenilbutazone utilizzato come indicatore di trattamenti dei cavalli da corsa. La realtà è che sono state effettuate 200 analisi complessivamente (!) su tutte le specie animali. In altre parole saranno stati analizzati 20 cavalli circa a fronte dei 60 mila macellati ogni anno, e non sono emerse irregolarità”.
“L’aspetto paradossale di questa storia – conclude Il Fattoalimentare.it  – è che le altre 500 analisi da fare in Italia decise da Bruxelles alla ricerca del fenilbutazone nella carne di cavallo, verranno condotte sulla carne macellata. Vuol dire che bisogna intercettare qualche cavallo del circuito illegale spedito al macello in questi giorni. Forse capiterà ma è probabile che il circuito illegale dei cavallari sapendo che per la prima volta in Italia e in Europa sono in corso analisi a tappeto adotti qualche precauzione. Forse sarebbe stato meglio ricercare il fenilbutazone nei prodotti pronti sul mercato provenienti da carne macellate prima dello scandalo”.
A cura di Silvia Biasotto