L’attacco di Federfarma, senza risparmio di mezzi finanziari, alla misura prevista dal Governo di liberalizzare (sia pure solo parzialmente) la vendita dei farmaci di fascia C, è inaccettabile. La lobby potente ha comprato le pagine dei giornali per mettere in guardia i cittadini da un “aumento potenzialmente pericoloso dei consumi di farmaci” e da un peggioramento qualitativo del “sistema farmacie”, lanciando anche una raccolta di firme.
Il Movimento Difesa del Cittadino respinge come assolutamente infondata questa previsione, che configura un vero e proprio “procurato allarme” e un “falso ideologico” e affiancherà azioni di denuncia anche penale. Federfarma tace invece sui vantaggi che hanno procurato ai cittadini i primi provvedimenti di liberalizzazione dei farmaci avviate a suo tempo dal ministro Bersani, con l’apertura delle parafarmacie e dei corner nella grande distribuzione, che hanno portato ad un abbassamento dei costi per circa il 20% e alla creazione di oltre 5.000 posti di lavoro per giovani farmacisti.
Questo i cittadini lo sanno e tutti i sondaggi sulle liberalizzazioni mettono al primo posto proprio quella dei farmaci, sia come conoscenza che come apprezzamento degli italiani.
Il vero timore della casta farmaceutica è che vengano ridotti i lautissimi margini di guadagno dei farmacisti titolari, che si collocano da molti anni al secondo posto come reddito procapite tra i contribuenti italiani.
Il Governo Monti non può retrocedere accettando il ricatto dei farmacisti, preoccupati non della salute degli italiani ma della consistenza del loro portafoglio, e anzi deve rimuovere quel limite incostituzionale e irrazionale dei 15mila abitanti per la liberalizzazione dei farmaci di fascia C, che escluderebbe oltre il 35% dei cittadini italiani dei piccoli centri, proprio quelli dove il reddito procapite delle famiglie è più basso.