“C’è bisogno di un vero e proprio ‘green new deal europeo’ per lo sviluppo di una nuova economia, basata sul risparmio di risorse, sull’efficienza, sulla ricerca, sull’innovazione e la coesione sociale, sulla valorizzazione dell’agricoltura di qualità. Un progetto questo, necessario per il rilancio dell’economia europea, che non potrà vedere la luce se verranno approvati i tagli previsti dal Consiglio europeo dell’8 febbraio sul bilancio comunitario 2014 – 2020”.
ADA, AIAB, ARCI, AUSER, Cittadinanza Attiva, CNCA, Federconsumatori, Fondazione Culturale Responsabilità Etica, Greenaccord, Legambiente, Movimento Difesa del Cittadino, Movimento Federativo Europeo, Seiugl, Slow Food, TCI scrivono ai parlamentari europei affinché si oppongano all’approvazione di questa proposta di bilancio suicida, che non può e non deve rimanere immutato per i prossimi sette anni.
“Il risultato dell’ultimo Consiglio rappresenta un grave e preoccupante passo indietro nella costruzione dell’Europa dei cittadini perché continua a incidere negativamente proprio in quei settori fondamentali per la crescita e lo sviluppo: educazione, ambiente, agricoltura, innovazione e ricerca. In questo modo si può solo dis-fare l’Europa. Il Parlamento ha la forza e il potere per imporre al Consiglio almeno la sua revisione nel 2015, dopo le prossime elezioni europee – sostengono le associazioni -. Un’occasione da non sprecare se per davvero si vuole che l’Europarlamento divenga nei prossimi anni la forza motrice della costruzione della casa comune dei cittadini europei”.
Le opportunità di muoversi in questa direzione ci sarebbero dato che è stata confermata la destinazione di almeno il 20% dell’impegno finanziario complessivo a favore dell’azione climatica e per il sostegno alla transizione verso una “low-carbon economy”, in modo da rafforzare la competitività europea e creare nuovi posti di lavoro. Eppure, anche a livello comunitario, continua a prevalere la logica recessiva della riduzione del bilancio pubblico giustificata con le difficoltà di questo periodo. Un ragionamento questo particolarmente assurdo se applicato al bilancio comunitario che, soprattutto in questa difficile situazione di crisi, può e deve divenire il volano del rilancio dell’economia europea. Infatti ben il 94% delle sue risorse torna agli Stati membri e può essere utilizzato per rilanciare in modo più efficace progetti di sviluppo che possano indirizzare l’economia e produrre occupazione soprattutto nei settori innovativi come quello della green economy.
I tagli proposti invece, per la prima volta riducono il bilancio comunitario rispetto al periodo precedente ritornando al livello degli Anni Ottanta. Si tratta di 960 miliardi di euro in 7 anni: meno 86,6 mld di euro rispetto alla proposta della Commissione e meno 69,4 mld rispetto alle prospettive finanziarie attuali. Siamo dunque appena all’1% del PIL europeo. Un’inezia, se confrontato al 22% del PIL del bilancio federale americano.
Le associazioni chiedono quindi al Parlamento Europeo di opporsi all’approvazione di questa proposta di bilancio per dare slancio alla proposta di una nuova economia finalmente più equa e sostenibile.
Leggi la lettera