In qualità di coordinatore della nostra associazione, ma anche come libero professionista”consulente del lavoro”, e come “cittadino” non posso esimermi dal esporre delle brevi considerazioni, riguardanti il lavoro in genere ed i particolare il precariato.

E’ indispensabile che tutte le forze politiche, indipendentemente dal colore o dalla collocazione, si impegnino a dire “basta a lavori a tempo!”. E’ necessario che si giunga ad un contratto di lavoro uguale per tutti, senza discriminazioni alcune! E’ indispensabile che i politici si impegnino a creare le condizioni di lavoro con garanzie serie e crescenti, affinché quella dei giovani non sia una generazione di perdenti. Ma non solo dei giovani! Anche dei meno giovani. Ed è palese il riferimento a coloro che erano giovani anni o addirittura decenni fa, ma che purtroppo oggi sono meno giovani e sicuramente hanno superato gli “anta” e che vivono ancora oggi con lo spettro del precariato. Spesso, si trovano impegnati in lavori manuali, spesso in lavori professionali o di alta professionalità, che quotidianamente assolvono ai propri doveri, ma vivono l’incubo della fine del rapporto di lavoro a tempo determinato.

Tale situazione, soprattutto nel pubblico, dovrebbe far riflettere, e dovrebbe stimolare l’unione delle forze, per giungere, in tempi brevi, a soluzioni di stabilizzazione del personale precario.

La flessibilità introdotta negli ultimi anni a mio modestissimo avviso ha ridotto in termini percentuali la disoccupazione, ma che certamente ha aumentato la schiera del precariato e le ansie del personale con tali qualifiche.

Uno stato che si ritiene civile, una potenza economica, uno stato così attento e sensibile alle problematiche mondiali, dalla globalizzazione alle missioni di pace, dai centri di accoglienza per extracomunitari ed a tutte le politiche sociali, dalla tutela degli animali alla tutela dell’ambiente, non può e non deve esimersi dall’affrontare, con estrema serietà’, una vota per tutte il problema del personale precario.

La stabilizzazione dei lavoratori precari, riconosciuta dalla legge n. 296 del 27-12-2006 (finanziaria 2007) e successive modificazioni ed integrazioni,può essere attivata, superando anche eventuali vincoli di equilibrio economico-finanziario, adottando strategie di razionalizzazione, sempre nel massimo rispetto delle leggi, e dando anche indirettamente un contributo reale e sostanziale, in un momento di crisi. Garantendo, così un servizio professionale svolto da personale esperto svolgendo una vera azione politica e sociale.

Quanto detto anche per l’annoso problema dei precari della sanità della nostra regione, dove la “stabilizzazione” andrebbe a garantire una continuità del servizio da parte di “professionisti” che da vari anni (in alcuni casi anche da oltre dieci anni” svolgono con impegno, capacitò e senso di responsabilità il proprio lavoro.

Ururi, 15 maggio 2013

Donato Frate