I dati Ania sulla sicurezza al volante e il topic scatole nere: ecco cosa c’è da sapere sulle assicurazioni auto nel nostro Paese, tra prudenza e risparmio. In tema di sicurezza non si scherza, per questo motivo, nonostante i costi delle polizze siano spesso molto elevati è sempre bene investire particolare attenzione alla ricerca della polizza con garanzie adeguate alle nostre esigenze: per risparmiare, spesso alcuni consumatori ritengono sia meglio scegliere un’assicurazione online vantaggiosa, preferendo queste offerte a quelle di compagnie assicurative “fisiche”.

Ad ogni modo il mondo di internet offre una mano al consumatore che non vuole rinunciare al risparmio ma senza per questo lasciare in sospeso le garanzie di sicurezza di una buona polizza, così ecco che i portali di confronto online possono essere un’ottima risorsa consentendo di comparare i prodotti di Quixa e quelli di altre compagnie assicurative, per scegliere avendo ogni aspetto delle polizze stipulabili sotto controllo.

Di controllo e sicurezza si parla nei quartieri generali dell’Ania, l’Associazione nazionale delle imprese assicuratrici, che attraverso le parole del direttore centrale auto Vittorio Verdone ci spiega un punto cruciale della sicurezza al volante e allo stesso tempo delle possibilità di tagliare i prezzi dell’Rc auto.

La scatola nera, riferisce Verdone, “è uno strumento che viene impiegato da molti anni da parte del mercato assicurativo, che ha avuto una evoluzione con una velocizzazione negli ultimi anni con una prevalenza di montaggi nel sud Italia, quasi il 50% nelle zone più a rischio”.

Sale quindi a quota 2 milioni il numero di automobili che vedono installate al loro interno una scatola nera: un numero in crescita rispetto alla fine del 2012 (1,2 milioni) e che si prospetta lieviterà ancora fino a raggiungere il 15% di installazioni nel 2017. L’Italia è per l’Ania leader in Europa in questo: si riscontra che il nostro Paese sia quello con il maggior numero di scatole nere installate, lasciandoci dietro così la Gran Bretagna (il nostro 6% contro il suo 1%) e, oltreoceano, persino gli Usa (a 1,5%).

Ma perché si tratta di uno strumento tanto importante? Parla ancora Vittorio Verdone, sostenendo che si tratti di un dispositivo che “registra i dati sulle percorrenze in termini di chilometraggio, tipologia delle strade e orari, raccogliendo anche informazioni sullo stile di guida degli automobilisti”.

È uno strumento di tutela per chi è al volante, dal momento che avvisa l’automobilista se sta superando limiti di velocità, può chiamare automaticamente i soccorsi in caso si verifichi un’emergenza, ancora può proteggere l’auto da furti dato che funziona anche come antifurto satellitare.

Così, ancora, “non ci sono problemi per la privacy, perché le registrazioni vengono trasmesse alle assicurazioni in forma aggregata, con l’attribuzione di punteggi medi”.
I vantaggi sono quindi anche sul fronte economico, dal momento che i dati rilevati dalla black box possono contribuire all’offerta, da parte delle compagnie, di polizze personalizzate in base all’effettivo uso dell’auto, arrivando, secondo i dati raccolti da Viasat Group, ad un abbattimento del costo delle assicurazioni auto pari al 7-10%.

Inoltre, andrebbero a risolvere il sentito problema delle frodi, contribuendo, secondo Dario Focarelli, direttore generale dell’Ania a “ridurre i premi nelle zone in cui si paga molto, riducendo la forbice tra gli automobilisti virtuosi del Nord e quelli del Sud”.

Tuttavia, sebbene i costi per la sostituzione o la rimozione del dispositivo siano a carico delle compagnie assicuratrici, come stabilito dal decreto Liberalizzazione del governo Monti nel 2012, bisogna pensare che i costi che derivano dal suo utilizzo e non vengono coperti dall’assicurazione stipulata sono a carico dell’automobilista.

Il provvedimento preso dal decreto Liberalizzazione nel 2012 avrebbe imposto sconti significativi per l’installazione di questi dispositivi, favorendo lo sviluppo del suo utilizzo. Tuttavia il Governo Letta pare abbia fatto dietro front, fissando uno sconto minimo pari al 7% nel decreto Destinazione Italia: dopo le proteste di Ania, tuttavia pare che il 5 febbraio queste norme siano state tolte dal decreto e inserite in un disegno da presentare in futuro.