Il consumatore nel 2014 è sempre più 2.0. I dati evidenziano come il ricorso al web sia fondamentale per la scelta dei beni da acquistare. Il web 2.0 e l’e-commerce forniscono, quindi, al consumatore maggiori informazioni per la scelta di un prodotto, permettono di confrontare prodotti e prezzi attraverso i siti e verificare la maggiore convenienza. Questi nuovi strumenti soddisfano, infatti, la necessità dei consumatori di conoscere lo scenario globale, ma presentano numerose criticità, prima fra tutto la non possibilità di esaminare il prodotto acquistato.
In Italia il ricorso al web per gli acquisti è ancora una tecnica “poco “ usata se raffrontata con i dati delle famiglie statunitensi o inglesi. i paesi europei leader nell’e-commerce sono la Danimarca, la Svezia e la Gran Bretagna:l’Italia può vantare solo 14,2 punti, a fronte dei 30,6 della Spagna, dei 52,6 della Francia e dei 67,8 della Germania. In termini di fatturato le imprese italiane hanno un 6 percento del totale, contro la media Europea del 15 percento. Sempre il 6 percento è la frazione che rappresenta il numero d’imprese italiane che operano con le vendite online, contro il 16 percento della media europea.
Il mercato elettronico in Italia ha avuto un incremento, nel 2014 del + 17% in più dello scorso anno, segnando un valore economico di 13,2 miliardi di euro. Il primato delle vendite e-commerce è detenuto dal settore turistico (51%) che è stato anche a usare tale mezzo per far veicolare il prodotto per primo ha scommesso. Gli altri settori che hanno ottenuto degli ottimi risultati in questi ultimi anni sono :
• Agroalimentare (12%)
• Informatica ed elettronica (11%)
• Assicurazioni (8%)
• Abbigliamento (7%)
• Servizi (7%).
Il mercato è sempre in crescita, secondo le stime l’export del comparto alimentare varrà 2,6 miliardi di euro penetrando soprattutto i nuovi mercati stranieri , ma il consumatore italiano come si comporta? Come vive il mondo del web per gli acquisti? Per verificare tutto ciò MDC e la testata giornalistica Frodialimentari.it hanno realizzat0 una indagine su un campione di 1265 persone su tutto il territorio nazionale. I dati sono stati molto significativi ed hanno mostrato come il 64% del campione ha acquistato prodotti online, il 18% mai e il 14% lo ha fatto ma non lo farà mai più perché ha subito delle frodi o non è stato soddisfatto dal servizio.
Per il 32%, infatti quello acquistato aveva poca corrispondenza fra ciò richiesto e quello poi ottenuto, per il 12,4% la complessità nel completare l’acquisto (la procedura è troppo lunga e poco lineare), infine per il 30% della mancata possibilità di conoscere la qualità del prodotto e quindi la paura di non ricevere un prodotto di qualità. L’indagine mostra come i consumatori che hanno subito frodi sono il 31% (quindi la percentuale scende di 7 punti).
Nello specifico dei prodotti agroalimentari più oggetto di frode sono stati per il 16% prodotti a marchio Dop e Igp, seguiti per il 12% semilavorati (conserve, sughi pronti etc insaccati) e i prodotti tipici per il 32% (prodotti della tradizione locale e regionale).
Ancora più nel dettaglio, sono i formaggi, i prodotti che risultano essere più contraffatti e meno corrispondenti alla realtà 32% seguito per il 12% dalle creme spalmabili, dal 10% salumi, 7% altro.
L’area regionale italiana dove si fanno più acquisti online e-commerce è il nord con il 38% seguito dal sud 25% Centro, 15% e Isole per il 12% . Le principali frodi che sono state rilevate sono sempre dovute per il 45% alla mancata consegna o invio del prodotto acquistato, seguito dalla difformità di quanto acquistato per 23% , mentre per il 12% dei consumatori il prodotto acquistato è arrivato con data di scadenza superata. Per il 10% la quantità era minore di quella che si aspettavano.
Agli intervistati è stato quindi chiesto come si fossero comportati in caso di frode online. Due dati discordanti ma significativi, il 39% ha affermato di essersi rivolto alle forze dell’ordine preposta, mentre il 28% non ha saputo come comportarsi. Quasi paritario la percentuale di soggetti che si sono rivolti al gestore del sito (16%) e alle associazioni dei consumatori 17%.
A cura di Anna Zollo, Direttore Editoriale di Frodialimentari.it, responsabile scientifico rapporto sulle frodi agroalimentari di Fareambiente