Apprendiamo dalle intercettazioni effettuate sui lavori relativi al terzo valico, riportate oggi da quasi tutti i quotidiani, come questa grande opera sia interessata da forti dubbi relativi alla gestione finanziaria del maxi appalto.

La magistratura dovrà fare certo chiarezza ma questo quadro deludente del nostro paese non rappresenta una novità. Loschi interessi in antitesi all’interesse pubblico gravitano intorno ad opere che concentrano miliardi di euro, come evidenziato nei casi dell’Expo e del Mose, solo per fare due esempi. La sceneggiatura e’ sempre la stessa come le difese d’ufficio dei vari attori politici coinvolti, come le logiche che portano allo sviluppo di progetti faraonici di dubbia utilità per il territorio, inidonei alla risoluzione di problematicità ormai diffuse e quotidiane che interessano tutti i cittadini.

E’ vergognoso, come lo è stato in un passato non troppo lontano, quando vari imprenditori sulla pelle dei terremotati dell’Aquila alzavano in alto calici per brindare in onore della speculazione economica prevista per la ricostruzione, apprendere oggi dalle intercettazioni telefoniche, che nulla è cambiato.

Che al di là degli slogan l’Italia rimane la stessa e che a dispetto del dramma dei cittadini, dei piccoli comuni, degli artigiani, di tutte le aziende coinvolte dai fatti alluvionali c’era una lobby politica-imprenditoriale che “lavorava” affinché parte dei soldi previsti per la grande opera ferroviaria non andassero a favore degli alluvionati liguri. Ancora una volta ribadiamo la necessità di rivedere le priorità che devono guidare la realizzazione delle grandi opere.

Rimanendo nella nostra regione non saranno certo il terzo valico o la gronda autostradale a garantirci un futuro e uno sviluppo economico, rimanendo infrastrutture ad altissima criticità ambientale e di cui ancora non è chiaro l’impatto positivo in termini economici e sociali sul territorio, se non quello di far circolare soldi pubblici regalando l’ennesima effimera illusione per uscire dalla crisi.

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