Il Regolamento Ue e l’anomalia Italiana
La normativa europea libera i clienti dal dovere accettare i dispositivi della compagnia telefonica alla quale si abbonano. Ma il nostro Paese non l’ha recepita. E le aziende fanno resistenza. La battaglia.
Nonostante nella vulgata della politica italiana l’Unione europea rappresenti un insieme di burocrati capaci solo di spillare soldi ai contribuenti e imporre norme poco comprensibili, occorre ammettere che molte leggi, soprattutto quelle a tutela del consumatore, provengono proprio da Bruxelles. Anche se poi faticano a imporsi nel nostro Paese.
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L’intento dell’AGCOM è di acquisire informazioni e osservazioni sull’organizzazione e il funzionamento del mercato delle apparecchiature terminali e, in particolare, sulle modalità di scelta e utilizzo da parte degli utenti di servizi di accesso a reti di pubbliche di comunicazioni e alla rete Internet. I consumatori dovrebbero essere messi “nelle condizioni di poter scegliere liberamente e consapevolmente, secondo i principi della neutralità della rete”.
Le domande poste in consultazione mirano a:
- chiarire il perimetro di analisi e identificare prodotti e servizi rientranti nelle apparecchiature terminali
- raccogliere elementi e informazioni per individuare le problematiche e le possibili barriere all’utilizzo che possono derivare dalla complessità dei prodotti e dal grado di innovazione tecnologica
- valutare l’opportunità di intervenire con eventuali misure e regole di condotta a garanzia della libertà e della qualità dei servizi di accesso a reti pubbliche di comunicazioni e di accesso a Internet.
Bisogna quindi capire se i vincoli contrattuali o quelli della fornitura del router in abbinamento ai servizi siano giustificati.
Insomma, la documentazione raccolta consentirà al Garante di valutare possibili azioni da intraprendere nell’ambito dei principi e delle condizioni dettate dal Codice delle comunicazioni elettroniche e dal Regolamento europeo in materia di libero accesso ad un’Internet aperta.