Basta parlare di giovani e internet solo quando accadono tragedie legate ai cosiddetti challenge come il bluwhale, continuando a non far nulla per la vera e propria educazione al gioco d’azzardo cui sono esposti quotidianamente migliaia di giovanissimi videogiocatori.
Il Movimento Difesa del Cittadino ha presentato già a Maggio un dettagliato esposto all’Antitrust ed alla Agenzia delle Dogane e Monopoli sulla la possibile violazione da parte di Electronics Arts, Activision Blizzard e Valve Corporation del Codice del Consumo, delle linee guida dell’European Enforcement Network di cui è membro l’Antitrust e della normativa nazionale in materia giochi e scommesse, per i meccanismi premiali a sorte “loot boxes” utilizzati in alcuni dei loro più famosi videogames.
Come sottolineato dal Presidente Nazionale l’Avv. Francesco Luongo, il settore dei videogiochi in Italia nel 2017 ha registrato un giro d’affari di quasi 1,5 miliardi di euro e, negli ultimi anni, al fine di massimizzare gli introiti “in game” ed “in app”, le principali software house hanno implementato sistemi che permettono al giocatore di acquistare durante il gioco on line potenziamenti o altre utilità attraverso “microtransazioni” in euro, spesso convertiti in criptovalute specificamente ideate.
In pratica il potenziamento del personaggio o l’avanzamento nella partita possono essere accelerati semplicemente pagando e ciò induce, inevitabilmente, molti minori all’acquisto compulsivo pur di raggiungere prima i livelli superiori e poter eguagliare players con più esperienza.
Per MDC i sempre più numerosi “scrigni” sparsi nei videogames, non solo violano le raccomandazioni dell’European Enforcement Network del 2013, che vietano di esortare i bambini all’acquisto di elementi aggiuntivi o di persuadere un adulto ad acquistarli, ma anche il Codice del Consumo
Profili di illecito sussistono per l’Associazione anche sulla normativa nazionale in materia di lotterie e scommesse.
E’ incredibile che, nonostante le segnalazioni all’Agenzia delle Dogane e Monopoli, in Italia ancora nulla sia stato fatto – conclude l’Associazione di consumatori – ricordando che, al contrario, le Autorità di ben 15 Paesi hanno firmato il 17 settembre scorso una dichiarazione congiunta proprio contro le scommesse illegali nei videogiochi: Austria, Repubblica Ceca, Francia, Irlanda Gibilterra, Isola di Man, Jersey, Malta, Olanda, Norvegia, Portogallo, Polonia, Regno Unito, Spagna e lo stato di Washington.