Le associazioni dei consumatori Movimento Difesa del Cittadino, ADOC, Adusbef e Confconsumatori   sono molto preoccupate per la ventilata ipotesi di rinvio della nuova tariffa rifiuti stabilita da ARERA (Autorita’ di settore).

Dal gennaio 2018 con il trasferimento delle competenze ad Arera (con la Legge di Bilancio) delle competenze per la definizione degli standard di qualità e dei criteri su tutto il territorio nazionale sulle tariffe dei rifiuti, si è dato vita ad un nuovo “modello di Governance policentrico” in un settore che vede realtà eccellenti improntate alla efficienza ed alla  economia circolare per la preservazione dell’ambiente accanto  realtà disastrose, opache e inefficienti nella gestione del ciclo rifiuti, troppo spesso sotto i riflettori dei media e proteste dei cittadini.

Entro il 30 aprile di quest’anno gli 8000 comuni italiani dovranno approvare i nuovi piani tariffari e finanziari e relativi regolamenti della nuova tariffa dei rifiuti con decorrenza 1° gennaio 2020, dando attuazione al nuovo metodo tariffario e bolletta trasparente approvato da Arera nel novembre scorso, dopo oltre un anno di consultazione con tutte le parti della filiera del ciclo rifiuti.

Ma dietro pressioni lobbistiche delle Aziende e degli stessi Comuni meno efficienti, nell’art.57 bis del Collegato Fiscale alla legge di Bilancio 2020 e’ stata inserita una “scappatoia” che consente ai comuni di continuare con il vecchio metodo tributario dei coefficienti con criterio medio-ordinario, rinviando a chissà quando l’obbiettivo di equità e di efficienza che sono i presupposti del nuovo metodo Arera, improntato al principio “chi più inquina piu’ paga”.

Comuni e sindaci inefficienti o sensibili alle pressioni di alcuni gestori vogliono imporre il rinvio della applicazione delle nuove norme ARERA di un anno, facendo passare un emendamento in commissione rinviandone l’applicazione con la conversione del Decreto Legge cosidetto “Milleproroghe “.

Un colpo di mano contro l’equità e l’ambiente.

Un metodo tariffario che fra l’altro ha l’obbiettivo di ridurre gradualmente le grandi differenze e diversità sul territorio nazionale, regionale e territoriale sulle tariffe, sulla raccolta differenziata, sulla produzione dei rifiuti e sulla qualità degli impianti di raccolta e smaltimento.

Si tratta di un settore prevalentemente pubblico nella sua gestione, che fattura oltre 10 mld annui e che occupa circa 90000 addetti.

Bloccare il cambiamento, o ritardare la sua applicazione, vuol dire premiare e coprire le inefficienze gestionali, perpetuare piani finanziari inaffidabili con oneri che nulla hanno che a vedere con il ciclo di rifiuti e perseverare con regolamenti iniqui nella ripartizione dei costi fra le classi dei contribuenti.

Infine, il rinvio della nuova tariffa mette in discussione anche il Bonus TARI introdotto sempre con il collegato Fiscale per le famiglie incapienti con un reddito ISEE molto basso, sulla falsariga del bonus energia e gas e idrico, che dovra’ essere definito con D.P.C.M. entro il 23 aprile