Arrivano le “smart tag” che aiuteranno i consumatori (e i distributori) a capire quando un alimento è scaduto senza dover aprire la confezione.
Alcuni scienziati cinesi hanno sviluppato una metodologia alternativa per scoprire se il latte è scaduto senza doverlo odorare, attraverso l’utilizzo di piccole etichette a base di gel – non più grandi di un chicco di mais – che si attaccano al contenitore e cambiano colore quando questo è scaduto o è avariato. La ricerca condotta dal Dr. Chao Zhang dell’Università di Pechino (BEIDA) è stata presentata lo scorso 17 Marzo a Dallas durante l’ultimo meeting nazionale dell’American Chemical Society. Gli scienziati hanno dichiarato alle telecamere di CBS News che le “smart tag” costeranno pochissimi centesimi e potranno essere utilizzate con una grande varietà di contenitori e sostanze, inclusi i medicinali.
Come funzionano? Le etichette sono fatte di composti di particelle di oro e argento chiamati “nanorod” e contengono anche vitamina C, acido acetico e lattico e agar. Questi elementi, reagendo con i nanorod, permettono il cambiamento del colore. Le etichette implementate dagli scienziati di Pechino sono di colore rosso o arancione/rosso quando il prodotto è fresco al 100%, ma nel tempo diventano arancioni, gialle e verdi quando il cibo è da buttare al 100%. I ricercatori hanno testato le “smart tag” mettendo il batterio Escherichia Coli nel latte ed  esponendo i contenitori a diverse temperature fino a far marcire il contenuto.
Ma è una soluzione definitiva? Le ricerche continuano, perché al momento un errato trasporto o un’inadeguata conservazione nei magazzini potrebbe determinare cambi di colore delle “smart tag” non corrispondenti alla reale condizione del cibo. Alcuni istituti europei stanno conducendo da tempo ricerche in questo campo: la UWI Technology di Edimburgo sta lavorando ad un sistema codificato di etichette colorate; a Glasgow, invece, è allo studio un involucro in “plastica intelligente”; l’ENEA in Italia lavora a dei biosensori finalizzati all’individuazione di batteri nel cioccolato e nei cereali.
A cura di Elena Franci
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